COS’E’ L’ACQUAPONICA?
LA TECNICA AGRICOLA ANTICA CHE PUO’ RISOLVERE
I PROBLEMI ODIERNI LEGATI ALLA SOSTENIBILITA’
L’acquaponica, una tecnica di coltivazione fuori suolo efficiente e compatta, unisce la coltivazione idroponica all’allevamento ittico per creare filiere agricole altamente produttive, senza generare alcun rifiuto inquinante.
Ma come sono nate queste tecniche?
Il termine “acquaponica” è stato coniato nel 1970, però questa pratica ha radici molto lontane nel tempo.
Anticamente, nel Sud della Cina, venivano già utilizzati sistemi di acquacoltura integrati: gli agricoltori coltivavano il riso in combinazione con il pesce; questo metodo si diffuse poi in tutto il Sud-est asiatico.
A partire dal XII secolo d.C., gli Aztechi iniziarono a sfruttare una tecnica di coltivazione considerata da alcuni come la prima forma di acquaponica: le chinampa, chiamate anche “giardini galleggianti”, erano isole artificiali che misuravano generalmente circa 30 metri di lunghezza e 2,5 di larghezza.
Esse venivano create puntellando il bassofondo di un lago con paletti, in modo da delimitare un’area rettangolare che veniva poi riempita con fango, sedimenti lacustri e vegetazione in decomposizione, fino al superamento del livello dell’acqua.
Le chinampa erano poi separate da una rete di canali e fossati per regolare il livello dell’acqua, bagnare le colture e consentire il passaggio di canoe per il trasporto.
I DUE SOTTOSISTEMI CHE COMPONGONO L’ACQUAPONICA
Per quanto riguarda la coltivazione idroponica, essa ha iniziato a svilupparsi nel XX secolo, soprattutto nelle regioni aride a causa della carenza di acqua dolce, mentre nelle aree con terreno povero è stata vista come un’opportunità per aumentare la produttività senza la necessità di usare ingenti quantità di fertilizzanti.
I sistemi di coltura fuori terra si sono evoluti, inoltre, come una possibile soluzione per evitare le malattie trasmesse dal suolo, che sono sempre state un problema nel settore della coltivazione in serra. Altro elemento importante di questa tecnica agricola, infatti, è l’eliminazione di pesticidi.
Nel 1950, l’acquacoltura a ricircolo (impianti dotati di un sistema di filtrazione dell’acqua che ne permette il riutilizzo) è emersa anche in risposta a limitazioni idriche nelle regioni aride, al fine di utilizzare meglio le risorse disponibili e contenere la produzione di rifiuti; tuttavia, lo smaltimento dei fanghi provenienti da tali sistemi è rimasto problematico, portando così con il tempo all’avvento dell’acquaponica, il cui riciclo dei nutrienti prodotti dai pesci come fertilizzante per le piante si è rivelato una soluzione innovativa per la gestione dei rifiuti, a cui si aggiungono interessanti vantaggi economici derivanti da un secondo prodotto commerciabile.
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I primi tentativi di creare sistemi di produzione acquaponici pratici ed efficienti, in cui l’allevamento ittico fosse realmente integrato e interdipendente rispetto alla coltivazione di vegetali, sono stati fatti nel 1970 da Lewis e Naegel.
Recentemente, il polo europeo dell’acquaponica ha proposto la seguente definizione:
“Sistema di produzione di organismi e piante acquatiche,
in cui la maggioranza (cioè oltre il 50%) dei nutrienti
che sostengono la crescita dei vegetali deriva dai rifiuti
provenienti dall’alimentazione degli organismi acquatici.”
AQUA FARM, INVECE, E’ RIUSCITA A OTTIMIZZARE LA CIRCOLARITA’ DEI PROCESSI AL PUNTO DI ELIMINARE QUALSIASI INTEGRAZIONE PER LA CRESCITA DELLE PIANTE, NEL PIENO RISPETTO DEI PRINCIPI DELL’ECONOMA CIRCOLARE.